Tratto dalla Bibbia; Genesi 3,16-18
Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».
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Alla donna Dio preannunzia poi le sofferenze collegate con la gravidanza e con il parto, che rendono penosa la sua condizione nella famiglia e nella società; inoltre le attribuisce una forte attrattiva verso l’uomo, aggiungendo che questi la dominerà (v. 16).
Il rapporto tra l’uomo e la donna, tipo e fondamento di ogni altro rapporto sociale, è ormai sconvolto, e ciò a scapito del più debole.
In questo racconto la dipendenza della donna dall’uomo, tipica della società ebraica come di tante altre, è attribuita non alla volontà originaria di Dio ma al peccato dell’uomo.
All’uomo disse:
«Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato:
«Non devi mangiarne»,
maledetto il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi.
Con il sudore del tuo volto mangerai pane finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!».
Per l’uomo il castigo riguarda il campo specifico della sua attività, cioè il lavoro.
Nel descrivere la punizione l’autore fa riferimento a due forme di vita, quella degli agricoltori (vv. 17.19ab) e quella dei beduini della steppa (vv. 18.19c).
La maledizione divina colpisce la terra, e solo di riflesso l’uomo: ciò significa che, anche nella tragica situazione che si è verificata, la speranza non deve venir meno.
La morte non avviene subito, come si poteva supporre dalla minaccia di Dio (cfr. 2,17), ma in un momento futuro, al termine cioè dell’esistenza terrena.
Il fatto che l’uomo sia mortale è così attribuito a una colpa da lui commessa.
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