L’obbiettivo, in questo articolo, è quello di sviluppare non un sistema di auto aiuto, ma un rapporto di fiducia reciproca tra noi e il nostro Dio.
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Siamo esseri con un’enorme carenza affettiva, abbiamo bisogno di relazionarci, di vivere in comunità, di essere parte della società.
Spesso Dio è solo l’“agente supremo” della religione che pratichiamo, non l’autore della nostra vita e colui che ci fornisce tutto ciò di cui godiamo.
Dio è la persona più accessibile su cui possiamo contare, in ogni tempo e in qualsiasi momento.
Basta una parola di preghiera, anche solo un gemito senza speranza, inesprimibile, per richiamare l’attenzione del Padre verso i figli.
Dobbiamo stabilire un equilibrio nel nostro rapporto con Dio, far sì che diventi una strada a doppia corsia, in cui entrambi possano avere accesso l’uno all’altro.
La fiducia è la base di qualsiasi rapporto. Dobbiamo confidare nel fatto che le nostre preghiere stiano raggiungendo il loro obiettivo e che Dio, a Suo tempo, compirà i disegni e i propositi della nostra fede.
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