(Uomo – donna) 46 – La dolcezza verso noi stessi

Infatti, anche se la ragione vuole che, una volta compiuto un errore, ne siamo contristati e pentiti, tuttavia è necessario non indulgere in un dispiacere arido e amaro, stizzoso e collerico.

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Ne segue che commettono un grande errore tutti quelli che, dopo la collera, si irritano per essersi irritati, si affliggono della loro stessa afflizione, si stizziscono della propria stizza. In questo modo tengono continuamente il cuore immerso a macerarsi nella collera.

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Senza parlare poi del fatto che tali risentimenti, collere, stizze che proviamo contro noi stessi, tendono all’orgoglio e la loro origine e l’amore di sé, amore che si preoccupa e si turba della nostra imperfezione.

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Il dispiacere che proviamo per le nostre mancanze deve dunque essere pacato, calmo e fermo.

Possiamo correggerci più con un pentimento sereno e costante che mediante reazioni piene di acrimonia, affrettate e colleriche; tanto più che tali reazioni impetuose sono motivate non tanto dalla gravità oggettiva della colpa commessa, quanto dal disordine delle nostre inclinazioni.

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Per esempio colui che predilige la castità, mentre proverà risentimento e acredine sproporzionati alla mancanza anche minima commessa in tale campo, non farà invece che sorridere di una grossolana maldicenza da lui provocata e sostenuta.

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Risollevate dunque il cuore con dolcezza quando cadrà, umiliandovi davanti a Dio, perché avete conosciuto la vostra miseria, ma senza meravigliarvene in nessun modo.

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Detestate con tutte le forze l’offesa fatta a Dio e con gran coraggio e fiducia riprendete il cammino lasciandovi guidare dallo Spirito Santo.

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Dalla «Introduzione alla vita devota» di san Francesco di Sales (P.III, cap. 9. Oeuvres, Annecy, 1983, T 3, pp. 166 s.)

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Lodi – Ora media, terza, sesta e nona – Vespri – Compieta – Liturgie – Preghiere del mattino e della sera –  Santo rosario audio – Litanie – Coroncine – Preghiere varie – Meditazione – Una parola di Dio al momento necessario – Altro …

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Il Signore parla al cuore di ciascuno di noi, ascoltarlo significa valutare bene le situazioni in cui ci troviamo e, se lo desideriamo, viverle nella sua volontà, non dimentichiamo ciò che ci disse nel Vangelo di Giovanni…

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Dal Vangelo di Giovanni 15,5:

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 

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… e non dimentichiamo nemmeno di chiedere il suo aiuto, sempre se lo desideriamo.

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(Le foto eventuali, dei personaggi, sono state prese su Google / Immagini, per cui, anche se le loro azioni sono in sintonia con l’argomento trattato, non necessariamente debbono corrispondere ai personaggi stessi di questo articolo).

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