Una donna racconta:
Dell’epoca dell’università, ricordo molto bene una ragazza che mi spiegò il significato del suo nuovo tatuaggio.
Nella parte interna del polso aveva disegnata con uno stile decorativo, come scritta a mano, la parola “respira”.
“È perché soffro d’ansia”, disse.
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“Ogni volta che entro in panico, guardo il polso e ricordo che basta respirare profondamente per calmarsi”.
Ho acconsentito con la testa, senza capire cosa mi avesse detto.
All’epoca non avevo idea di cosa fosse la nevrosi.
Ho pensato:
“Hai paura?
Rilassati. Prenditi una tazza di tè”.
Come una delle tante persone che non hanno mai sperimentato un episodio di forte ansia, pensai che potesse liberarsi facilmente di quello stato dicendosi “Calmati”.
Molti anni dopo, l’onda devastante della vera ansia ha colpito anche me, e allora mi sono resa conto che quando ho episodi di panico non riesco semplicemente a “calmarmi”.
“Aiutami Signore” è l’unico pensiero che il mio cervello riesce a processare in modo efficace in quei momenti.
I timori si moltiplicano.
So cosa sia la paura.
Ora vorrei tornare all’epoca dell’università, guardare negli occhi la mia compagna di classe e dirle:
“Mi dispiace molto che tu debba sopportare tutto questo”.
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