(Uomo – Donna)* 149 – Dio colpisce e percuote colui che ama e sferza la Chiesa perché cresca più vigorosa e feconda.

ACLI Bergamo

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La Chiesa universale è la vigna del Signore, consorte e sposa di Cristo, della quale Dio Padre dice al Figlio:

«La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa» (Sal 127,3).

Il vignaiolo ama la vigna che a suo tempo produce frutto, perciò all’epoca della potatura non lascia in essa nessuna parte arida e secca.

Allora le scava intorno fino alle radici più profonde, scalza la terra con una zappa appuntita, e se mette fuori qualche altra radichetta, la recide col coltello del potatore; e quanto più la vite perde in tal modo le parti meno utili, anzi vane, tanto più cresce e produce frutti rigogliosi e abbondanti.

Così

Dio colpisce e percuote colui che ama: infatti sferza chiunque riconosce come figlio (cfr. Eb 12,6).

Accogliere la correzione qui sulla terra è proprio di coloro ai quali è dato di godere l’eternità;

ma chi mormora della correzione non si avvicina a colui che è lassù.

Anzi, se non accoglie pazientemente e con amore il castigo di Dio Padre, perde l’eredità della felicità celeste.

E se avrà mormorato a causa della correzione del Signore, stia certo che incorrerà nella pena dei mormoratori.

Voi dunque, fratelli carissimi, non vogliate mormorare se vi capiterà di imbattervi nella correzione del Signore nostro, e non vi perdete d’animo quando siete ripresi da Lui.

Certo, «ogni correzione sul momento non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati» (Eb 12,11).

Con i castighi del Signore l’ardore dei piaceri carnali si indebolisce, mentre si rinnova il vigore dell’anima.

La carne perde ciò che aveva di superfluo; e lo spirito acquista le forze che non aveva.

Così, per mezzo dei castighi del Signore, aumentano le forze e i vizi vengono sradicati; si disprezzano le cose terrene e si amano le celesti.

Noi che attendiamo con impazienza i beni eterni, quando siamo colpiti da qualche grave infermità o da una forte tentazione, o anche da un danno nelle cose temporali, dobbiamo trarre forza da tutte queste cose, perché col crescere della lotta, non esitiamo a credere che ci aspetta una più gloriosa vittoria.

Infatti in simili circostanze mostriamo con quanto ardore aneliamo a Dio, se andiamo a lui non soltanto nella tranquillità e nella prosperità, ma anche nelle vicende avverse e dure.

Non possiamo accedere alle gioie eterne che perdendo i beni temporali:

e perciò nella speranza della gioia che non passa, dobbiamo ritenere non poca fortuna tutte le circostanze avverse.

La divina severità non permette mai che i nostri peccati rimangano impuniti; ma l’ira del suo giudizio incomincia al presente con la nostra correzione, per trovarsi già soddisfatta al momento della condanna dei reprobi.

Infatti il medico è nel nostro intimo, e taglia in noi il contagio dei peccati, che disapprova sia giunto fino al midollo delle ossa: toglie il veleno della corruzione col ferro della tribolazione.

È ciò che dice la Verità:

«Ogni tralcio che in me porta frutto», il Padre mio «lo pota perché porti più frutto» (Gv 15,2):

infatti l’anima che si trova nella tentazione, considera ciò che la allontana dalla sua precedente solidità nella virtù, e si preoccupa trepidante di non perdere del tutto ciò che prima aveva cominciato a essere.

Allora afferra la spada della preghiera, e le lacrime di compunzione; e così indebolisce la tentazione e ne trionfa gloriosamente: non lei, ma la grazia di Cristo in lei.

E così avviene che l’anima, la quale nella prosperità giaceva pigra e infeconda, si risolleva più forte e vigorosa per dare frutti.

Dai «Discorsi» dei beato Oglerio, abate.

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Lodi – Ora media, terza, sesta e nona – Vespri – Compieta – Liturgie – Preghiere del mattino e della sera –  Santo rosario audio – Litanie – Coroncine – Preghiere varie – Meditazione – Una parola di Dio al momento necessario – Altro …

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Il Signore parla al cuore di ciascuno di noi, ascoltarlo significa valutare bene le situazioni in cui ci troviamo e, se lo desideriamo, viverle nella sua volontà, non dimentichiamo ciò che ci disse nel Vangelo di Giovanni…

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Dal Vangelo di Giovanni 15,5:

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 

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… e non dimentichiamo nemmeno di chiedere il suo aiuto, sempre se lo desideriamo.

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(Le foto eventuali, dei personaggi, sono state prese su Google / Immagini, per cui, anche se le loro azioni sono in sintonia con l’argomento trattato, non necessariamente debbono corrispondere ai personaggi stessi di questo articolo).

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