Che cosa significa però superare le tentazioni, e qual’ è il loro rimedio?
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Molte sono le sofferenze del giusto
Io che sono vostro padre, sostenni grandi tentazioni sia aperte che segrete, e mi mostrai forte nella speranza e nella preghiera; e il mio Signore mi liberò.
Ora voi pure, carissimi, che avete ricevuto i benefici di Dio, accettate anche le tentazioni finché non le avrete superate; allora soltanto riceverete la misura sovrabbondante aggiunta alla vostra perfezione e vi sarà data dal cielo quella gioia grande che ora ignorate.
Che cosa significa però superare le tentazioni, e qual’ è il loro rimedio?
Prima di tutto è questo: non perdetevi mai d’animo, ma con tutto il cuore supplicate Dio con fiducia e in ogni cosa abbiate pazienza: allora la tentazione si allontanerà.
Così infatti fu tentato Abramo e ne uscì come un atleta vittorioso.
Perciò è stato scritto:
“Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore» (Sal 33, 20).
E anche Giacomo nella sua lettera, dice così:
«Chi tra voi è nel dolore, preghi» (Gc 5,13).
Vedete bene che tutti i giusti, quando si sono imbattuti nella tentazione, hanno gridato a Dio.
Sta anche scritto:
«Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze» (1 Cor 10,13).
E ora è Dio che agisce in voi per purificare il vostro cuore.
Se non vi amasse non vi manderebbe la tentazione.
Infatti è scritto:
«II Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio» (Eb 12, 6).
Perciò i fedeli hanno bisogno delle tentazioni.
Tutti quelli che non hanno fatto l’esperienza della tentazione non sono santi:
possono averne l’apparenza, ma non possiedono la virtù.
Per questo il padre Antonio ci diceva:
«L’uomo senza tentazioni non può entrare nel regno dei cieli».
E analogamente anche Pietro nella sua lettera scrisse:
«Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po’ di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede è molto più prezioso dell’oro che tuttavia si prova col fuoco» (1 Pt 1, 6-7).
Sappiate dunque che per questo motivo lo Spirito Santo inizia col riversare la sua gioia intervenendo nell’intimo di coloro che hanno il cuore puro.
In seguito, dopo aver donato letizia e dolcezza, lo Spirito si allontana da loro e li abbandona.
Ed eccone il segno:
si comporta così con l’anima che lo cerca e teme Dio; se ne va, si ritira e abbandona ogni uomo finché non dia a conoscere se cerca Dio o no.
Ci sono infatti di quelli che una volta abbandonati e messi da parte, se ne stanno seduti, oppressi dal tedio e in esso rimangono immobili.
Infatti non pregano Dio di liberarli da quella pena e di ridare loro la gioia e la dolcezza sperimentate prima; perciò, a causa della propria negligente volontà, si fanno estranei alla dolcezza di Dio.
Per questo motivo divengono carnali e posseggono solo l’apparenza, non la realtà della virtù.
Costoro hanno occhi accecati e ignorano le opere di Dio, se però avranno avvertito la pena come insolita e ben lontana dalla gioia di prima, pregheranno Dio piangendo e digiunando; allora Dio per la sua misericordia, vedendo la loro sincerità e che lo supplicano con tutto il cuore rinnegando totalmente la propria volontà, dona loro una gioia maggiore di prima e li rafforza ancora di più.
Questo è il suo comportamento con ogni anima che cerca Dio.
(Dalle «Lettere» del beato Ammonio, eremita (9, 2-5)
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