La stima di sé è l’arma fondamentale per riuscire nella vita e si costruisce principalmente durante l’infanzia.
Parola dello psicologo e pedagogo francese Bruno Hourst,
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secondo il quale è proprio la mancanza di autostima il maggior freno allo sviluppo e all’espressione delle proprie capacità.
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Aiutato dai genitori, dunque, un bambino può crescere sano e forte non solo nel fisico ma anche nello spirito.
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Ma come possono i genitori aiutarlo a crescere consapevole di se e del proprio valore?
Alcuni consigli dello psicologo e pedagogo francese Bruno Hourst
Dargli obiettivi realistici:
Per evitare che si scoraggi, se l’obiettivo è impegnativo si può aiutare il bambino a tagliare il traguardo attraverso alcune tappe.
Se, ad esempio, ha 4 in matematica, è irrealistico pretendere un 8 a breve termine.
È invece più facile che riesca ad arrivare al 5 la volta successiva, al 6 quella dopo ancora e al 7 alla terza prova per raggiungere l’8 alla quarta.
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“Ancorarlo” nei suoi successi:
Per rafforzare la memoria dei successi (quali che siano: anche un goal alla partita all’oratorio) può essere utile creare un “calendario dei successi”, sul quale annotarne uno ogni settimana perché sia immediatamente visibile.
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Criticarlo, ma in modo costruttivo:
Se rompe un piatto apparecchiando, non bisogna aggredirlo in modo sconsiderato.
Invece, è meglio prima complimentarsi per aver assolto al suo compito, e poi dirgli che “però sarebbe stato meglio se il piatto fosse stato ancora intero”, ti ascolterà volentieri.
In generale, funziona molto bene la “regola del sandwich”: un complimento, una critica, un complimento
(“Grazie per avermi aiutato, ma non hai ancora sistemato camera tua. Ah, dimenticavo: ancora bravo per l’8 in italiano”).
Credere in lui:
Basta una frase:
“Ho fiducia in te, ce la farai”.
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Sembra una banalità, ma il fatto di sapere che qualcuno crede il lui, per il bambino è fondamentale, e lo aiuta ad aver fiducia nelle proprie capacità per affrontare senza paura anche situazioni nuove.
Una fiducia che si può rafforzare anche affidandogli qualche responsabilità in casa
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(adeguata alla sua età, ma senza mettere l’asticella troppo in basso: il “ti piace vincere facile” fa danni), ne sarà felice.
Sostenerlo:
Quando lo scoramento prende il sopravvento a causa di una caduta nella strada verso il traguardo, bisogna aiutare il bambino a rialzarsi.
Facendogli capire che nella vita un fallimento può sempre capitare, ma che alla lunga gli sforzi vengono comunque ricompensati.
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Fare il tifo per lui:
Il rafforzamento positivo nei confronti del bambino si ottiene anche con piccole cose:
“Simpatica la tua maglietta”,
“Bella questa pettinatura”,
“Il tuo zaino è molto più ordinato di una volta”…
Però bisogna evitare di fare l’errore di sovrastimare le sue capacità: dirgli in continuazione “sei un genio”, per esempio, rischia di essere controproducente.
Perché, alla prova dei fatti, potrebbe accorgersi di non essere veramente a un livello molto più alto di compagni e amici.
E cadere dall’alto di un piedistallo fa più male.
Il bambino deve imparare gradualmente a non avere un’immediata gratificazione dei suoi desideri.
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Fargli coltivare i suoi talenti:
La buona riuscita a scuola non sempre va di pari passo con le capacità di ciascuno:
Einstein (giudicato uno studente mediocre dai suoi professori) ne è l’esempio.
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Quindi, per preparare un bambino alla vita, è bene fargli coltivare i suoi talenti e le sue passioni,
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senza pregiudizi: preferite che vostro figlio diventi un ottimo cuoco o un pessimo medico?
Coltiva la memoria del successo:
Quindi, secondo lo psicologo e pedagogo francese Bruno Hourst, in un articolo pubblicato sul proprio sito, per aiutare i propri figli a diventare degli adulti sicuri di se e del proprio valore bisogna coltivare la “memoria dei successi”:
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se un bambino si rifiuta di fare qualcosa perché non è certo di riuscire, non saprà mai davvero se invece sarebbe stato in grado di svolgere quel compito.
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“Il rifiuto
– spiega Hourst –
si basa generalmente sulla “memoria dei fallimenti” a cui è andato incontro in passato:
il bambino, così come l’adulto, non riesce a immaginare di essere in grado di fare qualcosa perché non si ricorda di essere mai riuscito a fare qualcosa si analogo”.
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Ecco allora che bisogna aiutarlo a ricordare i suoi successi, anche i più piccoli, anche quelli che sembrano insignificanti: un bel voto in un compito in classe, per esempio, oppure il fatto di essere riuscito a declamare una poesia davanti a 20 persone, o ancora l’aver imparato ad andare in bicicletta senza rotelle.
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Piccole vittorie, senza dubbio, che però possono spingere il bambino a raggiungere traguardi più ambiziosi grazie alla “memoria del successo”.
L’errore comune, rimarca invece il pedagogo, è quello, commesso da molti genitori e insegnanti, “di rimarcare più spesso l’errore rispetto alla buona riuscita, instillando l’idea che il successo è “normale” mentre lo sbaglio è “anormale”.
Il rifiuto di riconoscere i successi non aiuta né a crescere né a far radicare la fiducia in sé e l’autostima del piccolo”.
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Con il rischio, una volta adulto, di sviluppare quella che gli psicologi chiamano “la sindrome dell’impostore”: tutti i propri fallimenti diventano normali, tutti i successi altrui anormali (poiché vengono imputati alla fortuna, all’azzardo, a un intervento esterno…).
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Quindi, condensando, la prima regola per Hourst è quella di “ricordare al bambino i successi passati, come ad esempio quando imparò ad andare in bicicletta,
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che diventano il fondamento per quelli futuri”.
Ricordare i successi, comunque, non significa lodare, sono due cose diverse.
Quando cresceranno, poi, diventando ragazzi, bisognerà aiutarli a capire che tutto viene dal Signore o lo permette, sia i successi che le sconfitte, solo ed esclusivamente per il nostro bene, perché ci vuole bene.
A decifrarne gli episodi relativi e ad averne timore.
Si, ad averne timore, che non consiste ad avere paura di Dio inteso come terrore, ma ad aver paura che noi, allontanandoci da Lui chiudendogli il cuore, Egli si allontani da noi come indesiderato.
Il timore di Dio è uno dei sette doni dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto nel battesimo.
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La “memoria del successo” è importante anche per sconfiggere il senso d’invisibilità che, se è drammatico già per un adulto ( basta pensare agli effetti del mobbing , che sono dei comportamenti aggressivi di natura psico-fisica e verbale ) per un bambino è assolutamente devastante.
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“In certe occasioni – spiega Hourst – siamo sicuri che potremmo partecipare o apportare il nostro contributo.
Ma non esistiamo, nessuno si interessa a quello che potremmo dire, pensare, sentire o fare, come se fossimo soli nel mondo
È un sentimento comune a molti bambini, a casa o a scuola, allorché pensano (a torto o a ragione) di “non esistere”, di essere “invisibili” per i familiari e gli insegnanti, ciò li deprime togliendogli la voglia di “fare”.
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In questi momenti è importante aiutarli, con mezzi positivi, a rendersi di nuovo “visibili” a se stessi e agli altri.
A volte, gli animali, percepiscono prima queste frustrazioni
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Questa “visibilità” psicologica è importante per sviluppare l’autostima e per prevenire comportamenti disturbati o distruttivi, come l’autoesclusione da un gruppo,
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la violenza su se stessi, sugli altri e sulle cose
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o l’adesione a gruppi di “cattivi ragazzi” in cerca di visibilità”.
Anche in questo caso, secondo il pedagogo, è utile la “memoria dei successi”: discutendone, si aiuta il bambino a tornare visibile.
Ed è utile farlo in forma visibile, magari creando un “calendario dei successi”, o una “scatola dei successi”, che contengano l’indicazione di tutti i traguardi raggiunti, ad esempio delle promozioni a scuola, dei bei voti ottenuti, una vittoria ad una corsa campestre, …
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In tutto quello che è stato descritto, non dimentichiamo questi versetti tratti dalla Bibbia, che sono le colonne portanti dell’intero articolo.
Sir 30,1 Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta per lui, per gioire di lui alla fine.
Sir 30,2 Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti.
Sir 30,7 Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite, a ogni grido il suo cuore sarà sconvolto.
Sir 30,9 Vezzeggia il figlio ed egli ti riserverà delle sorprese, scherza con lui, ti procurerà dispiaceri.
Ecco, ora abbiamo una visione, più o meno sufficiente, del tema trattato, tutto sta è conciliare, se possibile, i consigli dello psicologo con le parole tratte dalla Sacra Scrittura, che sono parola di Dio, esse rappresentano la base di qualsiasi cosa vogliamo fare perché sono la Verità.
Uscendone fuori certamente non seguiamo la via giusta.
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